Confermate le anticipazioni che avevamo pubblicato all’inizio del mese: Android Pay al debutto con il nuovo Play Services 8.1.
Android Pay debutta ufficialmente oggi negli Stati Uniti per trasformare lo smartphone in una sorta di borsellino elettronico. Utilizzabile con gli smartphone dotati di chip NFC, Android Pay permette di pagare contactless senza metter mano al portafogli. Negli USA sono già installati oltre 1 milione di POS compatibili.
Oltre a poter collegare con Android Pay una o più carte di credito, il servizio di Google consente di integrare, in un’unica app, la gestione di carte fedeltà, carte per la raccolta punti, carte di credito e così via. Gli utenti di Android potranno così evitare di dover portare sempre con sé decine di carte differenti.
Per poter utilizzare Android Pay si dovrà disporre di uno smartphone aggiornato ad Android 4.4 o versioni successive che ovviamente integri il chip NFC.
Grazie all’impiego dei token, stringhe che identificano in modo univoco l’utente, le sue carte e le singole transazioni, il negoziante e quindi il POS compatibile non verranno mai a conoscenza dei suoi dati. Neppure il numero della carta di credito collegata con Android Pay sarà in alcun modo comunicato.
Il sistema di interscambio dei token sfruttato da Android Pay è lo stesso che viene adoperato da Apple Pay e, nel prossimo futuro, anche da Samsung Pay. La funzionalità HCE (Host Card Emulation) è stata infatti rapidamente adottata da tutti i player del mercato perché consente di effettuare pagamenti via NFC senza usare la SIM Secure Element.
Con HCE non è più necessario, quindi, appoggiarsi ad una caratteristica della SIM (Secure Element, appunto): il controllo delle transazioni si sposta “sul cloud” ed, in particolare, sui server degli istituti di credito che hanno la possibilità di implementare meccanismi di protezione più efficaci (con la possibilità di intervenire immediatamente in caso di eventuali frodi, senza più doversi rivolgere a soggetti terzi).
Non appena l’utente abbina la propria carta di credito ad Android Pay, questa viene verificata dialogando con i server della società emittente. A conclusione dell’operazione di validazione, il token viene memorizzato con HCE insieme con tutte le informazioni relative alla carta ed al legittimo proprietario.
Nel momento in cui si proverà ad effettuare con pagamento con Android Pay via NFC, l’applicazione richiederà dapprima l’inserimento di un codice PIN. Successivamente, Android Pay stabilirà una connessione con il server dell’istituto di credito verificando la validità del token ed autorizzando il pagamento. Il tutto, appunto, senza rivelare mai il contenuto del token al beneficiario.
Parallelamente, i tecnici della società fondata da Larry Page e Sergey Brin hanno provveduto ad aggiornare anche Google Wallet: l’applicazione – peraltro non molto conosciuta in Italia – verrà sempre di più proposta come soluzione principe per scambiare denaro fra utenti.
Android Pay e Google Wallet continueranno ad essere applicazioni a sé stanti, con due funzionalità completamente diverse: la prima snellirà i pagamenti in mobilità via NFC ed in modalità contactless mentre la seconda renderà più semplici ed immediati soprattutto i micropagamenti online.
Google è al lavoro per portare Android Pay, prima possibile, anche in terra europea.