Il veto deciso dall'”amministrazione Trump”, ha impedito a Huawei di stringere accordi con le aziende statunitensi senza previa autorizzazione. Un’imposizione che, tra le altre cose, non ha permesso a Huawei di continuare a utilizzare i servizi di Google sui dispositivi Android di nuova fattura.
Huawei è stata in grado di limitare i danni ad esempio perché l’azienda non ha forti legami con Qualcomm, come accade nel caso di molti concorrenti, dato che è la controllata HiSilicon a progettare i SoC Kirin, prodotti da TSMC a Taiwan.
La società ha poi realizzato una versione personalizzata di Android che integra alternative ai servizi di Google e uno store dedicato: AppGallery.
Si tratta di uno strumento che non è ancora neppure lontanamente paragonabile al Play Store di Google ma che riesce comunque a soddisfare le esigenze essenziali della maggior parte degli utenti. I primi terminali che Huawei ha lanciato con una versione di Android “senza Google” sono stati il Mate 30 e il Mate 30 Pro, “famiglia” che presto andrà ad ampliarsi con i modelli P40 e P40 Pro.
Huawei sta lavorando a ritmo serrato e sta investendo ingenti somme (finora si calcola che abbia speso circa 4 miliardi di dollari) per migliorare la sua suite di applicazioni e servizi mobili, un ecosistema che l’azienda sta costruendo per divenire sempre più indipendente da Google.
Un dirigente di Huawei ha in queste ore confermato che la strada è ormai segnata: anche se il bando statunitense venisse ritirato (i rapporti tra USA e Cina sembrano orientati a un maggiore dialogo), Huawei intende promuovere la sua piattaforma Mobile Services proponendosi anche come un’alternativa a Google.
Lo stesso sistema operativo Harmony OS, che gli ingegneri di Huawei stanno sviluppando e che funzionerà su una vasta gamma di dispositivi, ben oltre gli smartphone (vedere Il sistema operativo di Huawei si chiama HarmonyOS: funzionerà su una vasta gamma di prodotti, smartphone compresi), sarà nel medio-lungo termine un concorrente diretto di Android (che l’azienda cinese può comunque utilizzare in versione AOSP essendo opensource e per larga parte un software libero sotto licenza Apache 2.0 e GNU GPLv2 per il kernel Linux).