Tra gli sviluppatori di applicazioni per i dispositivi mobili si sta sempre più diffondendo un modello di business basato sugli acquisti “in-app”. Cosa significa? Esempi di acquisti in-app sono livelli aggiuntivi di gioco, mappe, punti di esperienza, abbonamenti ed altri servizi strettamente correlati con il funzionamento di una specifica applicazione.
La notizia è che Apple è stata obbligata a restituire una somma pari a 32,5 milioni di dollari ai suoi utenti, possessori di iPhone ed iPad. La decisione è stata assunta nella giornata di ieri dalla Federal Trade Commission (FTC), l’antitrust statunitense.
Secondo quanto disposto dalla FTC, la Mela dovrà quindi rifondere ai suoi clienti tutte le somme relative ad acquisti in-app effettuati da minori senza l’esplicito consenso dei genitori o comunque del proprietario del dispositivo mobile.
Apple, inoltre, dovrà modificare i meccanismi di gestione degli acquisti in-app in modo tale da assicurarsi di ricevere sempre un esplicito consenso dal cliente prima di procedere con qualsivoglia addebito.
“Non è possibile addebitare costi all’utente se la transazione non è stata esplicitamente autorizzata“, ha dichiarato Edith Ramirez, presidente della FTC, spiegando che nel mondo dei dispositivi mobili si debbono comunque osservare le regole a tutela dei consumatori.
Qualche tempo fa, Apple ha attivato una funzionalità che prevede l’inserimento di una password per confermare un acquisto in-app. Il problema, spiega FTC, è che per i successivi 15 minuti, chiunque voglia effettuare un nuovo acquisto in-app non deve più introdurre tale password. Inoltre, il messaggio che compare a video – sempre secondo la valutazione della FTC – non indicherebbe con chiarezza il fatto di essere in procinto di effettuare una transazione di denaro.
Apple adesso dovrà contattare singolarmente i suoi clienti, spiegare l’accaduto ed indicare le modalità per l’ottenimento del rimborso.