L’inglese ARM, società responsabile dello sviluppo dell’architettura della stragrande maggioranza dei processori (SoC) che si trovano, oggi, nei dispositivi mobili – smartphone e tablet in primis -, passa di mano.
SoftBank, azienda giapponese che si occupa di media e telecomunicazioni dal 1981, ha infatti acquistato ARM Holdings accettando di oltre 30 miliardi di euro per accaparrarsi la proprietà di una delle realtà di maggior valore al mondo.
Esaminando i dettagli dell’operazione, si scopre che SoftBank ha accettato di sborsare più di 20 euro ad azione, più del 43% del valore fatto segnare alla chiusura della giornata borsistica di venerdì scorso.
L’importanza di ARM è davvero strategica: l’architettura dei suoi processori è attualmente sfruttata in decine di milioni di dispositivi. Usati da Samsung ed Apple, i SoC ARM rappresentano il “cuore pulsante” dei device mobili a marchio Huawei e costituiscono la base per lo sviluppo dei prodotti Qualcomm e MediaTek.
Le soluzioni di ARM rappresentano il “status quo” in ambito mobile, continuano ad essere apprezzate e universalmente adottate per la loro efficienza e le eccellenti performance in fatto di consumi energetici; continuano a evidenziare ampi margini di crescita e colossali possibilità di ricavi.
Per questo SoftBank, che detiene parte della proprietà del colosso cinese Alibaba, dell’operatore telefonico Sprint e che ha recentemente fatto cassa vendendo a Tencent la società sviluppatrice di Clash of Clans (Supercell), ha voluto mettere le mani su ARM.
Dopo la Brexit, inoltre, l’acquisizione di ARM è evidentemente sembrata un’opportunità irripetibile. Con la sterlina svalutata, SoftBank ha fatto un affare ponendo nel suo portafoglio una società che potrà utilizzare per realizzare soluzioni di primo piano anche nel settore automotive e della robotica.