Dell’iniziativa European Processor Initiative (EPI) avevamo parlato lo scorso anno: Il primo processore made in Europe presentato alla Commissione Europea.
Si tratta di un progetto nato anche sotto la spinta delle Autorità europee che ha come fine ultimo quello di rendere l’Europa maggiormente indipendente rispetto ai tradizionali produttori di processori e ai colossi cinesi in primis.
In Europa chip basati su semiconduttori sono sviluppati e prodotti su larga scala: NXP, Infineon, STMicroelectronics (STMicro) e Bosch sono solo alcune delle aziende leader nel settore dei microprocessori destinati ai veicoli (settore automotive).
STMicro e Infineon sono anche in prima linea per ciò che riguarda i chip usati nei sistemi di pagamento e nelle transazioni finanziarie in generale, per la gestione dei contenuti protetti da copyright delle pay-TV, per le SIM card e per le chiavette FIDO2 usate nell’autenticazione a due fattori.
Ciò che manca in Europa, tuttavia, è lo sviluppo e la produzione di potenti microprocessori e acceleratori di calcolo. Inoltre, non esiste in UE un impianto di produzione di chip (Fab) in grado di realizzare chip con un processo costruttivo più spinto rispetto ai 14 nm (una società irlandese lo sta facendo per conto di Intel). In quel di Taiwan, invece, TSMC sta già iniziando a produrre a 5 nanometri. Globalfoundries può produrre chip a 22 nm nel suo stabilimento di Dresda mentre i produttori europei non superano la soglia dei 32 nm.
Con una sovvenzione iniziale di 120 milioni di euro e una compartecipazione da parte degli Stati membri dell’Unione per arrivare a 1 miliardo di euro, in seno a EPI l’obiettivo è quello di creare un supercomputer da 1 exaflop di potenza computazionale in grado di raddoppiare quella di Fugaku, sistema che al momento guida la classifica “Top500” a livello mondiale con 416 petaflop.
A parte questo, però, le 27 aziende provenienti dal mondo dell’industria e della ricerca che sostengono il progetto europeo EPI intendono concentrarsi su SoC ottimizzati per varie attività combinando abilità general-purpose con quelle legate alle applicazioni per l’intelligenza artificiale.
L’azienda SiPearl, fondata vicino Parigi e con una filiale a Dortmund, ambisce a creare il primo General Purpose Processor (GPP) europeo, chiamato Rhea, per conto di EPI già nel 2021.
Si comincerà però con l’affidamento della commessa per la produzione del processore a TSMC usando un processo litografico a 6 nm.
Il processore Rhea sarà basato su core ARM e sulla piattaforma Zeus (generazione Neoverse) con una struttura simile a quella dei core Cortex-A77 usati sugli smartphone. Secondo quanto emerso, però, il chip potrebbe poggiare anche sulla tecnologia RISC-V: Il mercato dei processori in ambito business sta cambiando: in arrivo soluzioni RISC-V.
La seconda generazione di GPP, chiamata Cronos, dovrebbe debuttare tra il 2022 e il 2023. SiPearl ne dovrebbe realizzare anche una variante specifica destinata ai veicoli a guida autonoma.