IlSoftware.it aderisce allo sciopero nazionale indetto dalla FNSI per protestare contro il “DDL intercettazioni“.
“I giornalisti italiani hanno proclamato per oggi la giornata del silenzio dell’informazione per protestare contro il disegno di legge Alfano che limita pesantemente la libertà di stampa e prevede pesanti sanzioni contro editori e giornalisti che danno conto di fatti di cronaca giudiziaria ed indagini investigative“, spiega FNSI in un comunicato.
L’iniziativa vuole evidenziare “con immeditatezza l’allarme grave che si pone non per questo o quel cittadino di destra di sinistra, ma per il corretto svolgersi del circuito democratico“, aveva commentato il segretario di FNSI, Franco Siddi.
Con l’approvazione del “DDL intercettazioni”, stanno per diventare legge anche alcune disposizioni che riguardano siti web e “blogosfera” in generale. L’avvocato Guido Scorza – presidente dell’Istituto per le Politiche dell’Innovazione ed esperto di questioni connesse al diritto civile, industriale e della concorrenza – ha voluto sottolineare, in particolare, quanto riportato all’articolo 29 della norma: “per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono“. Chiunque gestisca un “sito informatico” può vedersi recapitare una richiesta di rettifica relativamente ad un’informazione pubblicata, con tutte le conseguenze che ne derivano. Scorza ritiene che un provvedimento del genere sia destinato a minare le fondamenta di quell'”Internet italiana” che è fatta in larghissima parte di ottimi progetti amatoriali. Realizzati ed aggiornati con risorse economiche pressoché nulle e che spesso non godono di alcun introito. Un blogger potrebbe arrivare addirittura a chiudere il proprio sito web per evitare di correre dei rischi. “In forza della nuova disciplina andreste incontro ad una sanzione fino a 12 mila e 500 euro per non aver provveduto alla rettifica entro 48 ore“, ricorda l’avvocato.
Insomma, il rischio potrebbe essere quello di veder pericolosamente contaminato quel prezioso “humus” che ha sinora dato nutrimento alla “Rete italiana”.
Una giornata di rumoroso silenzio.
Diamo spazio al comunicato della FNSI:
“Lo sciopero è una protesta straordinaria e insieme la testimonianza di una professione, quella giornalistica, che vuole essere libera per offrire ai cittadini informazione leale e la più completa possibile. Una protesta che si trasforma in un “silenzio” di un giorno per evidenziare i tanti silenzi quotidiani che il “ddl intercettazioni” imporrebbe se passasse con le norme all’esame della Camera, imposte sin qui dal Governo e dalla maggioranza parlamentare.
Molte notizie e informazioni di interesse pubblico sarebbero negate giorno dopo giorno fino a cambiare la percezione della realtà, poiché oscurata, “cancellata” per le norme di una legge sbagliata e illiberale che ne vieterebbe qualsiasi conoscenza.
Giornalisti, ma anche gli editori e migliaia di cittadini, da mesi denunciano le mostruosità giuridiche del “ddl intercettazioni”. Sono state anche avanzate proposte serie per rendere ancora più severa e responsabile l’informazione nel rispetto della verità dei fatti e dei diritti delle persone: udienza filtro per stralciare dagli atti conoscibili le parti relative a persone estranee e soprattutto alla dignità dei loro beni più cari protetti dalla privacy; giurì per la lealtà dell’informazione che si pronunci in tempi brevi su eventuali errori o abusi in materia di riservatezza delle persone; tempi limitati del segreto giudiziario; accessibilità alle fonti dell’informazione contro ogni dossieraggio pilotato.
Nessuna risposta di merito. Lo sciopero, con la giornata del silenzio, è espressione di indignazione, di partecipazione, di richiamo responsabile a principi e valori che debbono valere in ogni stagione. Lo sciopero è un momento della protesta e dell’azione incessante che proseguirà, fino al ricorso della Corte europea di Strasburgo per i diritti dell’uomo, qualora la legge fosse approvata così com’è. Lo sciopero è anche segnalazione di un allarme per una ferita che si aggiungerebbe ad un sistema informativo che patisce già situazioni di oggettiva difficoltà e precarietà non solo per la crisi economica, ma anche per una politica di soli tagli che rischiano di allargare bavagli oggi altrimenti invisibili. L’informazione è un bene pubblico, non è un privilegio dei giornalisti, né una proprietà dei padroni dei giornali e delle televisioni, né una disponibilità dei Governi. E per i giornalisti non è uno sciopero tradizionale contro le aziende, ma un atto di partecipazione e di sacrifico della risorsa professionale per la difesa di un bene prezioso, dei cittadini, proclamato con un silenzio che vuol parlare a tutti“.