Nei giorni scorsi abbiamo dato la notizia dell’accensione delle prime antenne 5G in cinque città italiane: 5G Vodafone attivato a Milano, Torino, Bologna, Roma e Napoli. Le tecnologie e gli standard per la telefonia mobile di quinta generazione rappresentano un notevole passo in avanti rispetto a quelli utilizzati sino ad oggi e sono da anni oggetto di sviluppo e sperimentazioni.
Proprio nel momento in cui la rete 5G inizia a prendere forma in Italia e cominciano a fare capolino sul mercato i primi smartphone dotati di modem compatibili, alcuni parlamentari hanno ritenuto presentare un’istanza per bloccare la diffusione della nuova rete.
“Preso atto che Vodafone, dopo aver completato la sua fase sperimentale a Milano, ora ha acceso la sua rete 5G anche a Roma, Napoli, Torino e Bologna, al fine di tutelare la salute pubblica, abbiamo trasmesso alle amministrazioni in questione un’istanza per richiederne l’immediata sospensione“, hanno annunciato le deputate del Gruppo Misto Sara Cunial e Silvia Benedetti, le deputate del MoVimento 5 Stelle Veronica Giannone e Gloria Vizzini e il senatore del Gruppo Misto Saverio De Bonis.
Nell’articolo 5G pericoloso, tutte bufale o può esserci qualcosa di vero? abbiamo cercato di fare chiarezza sul tema 5G evidenziando come non si tratti, nel suo complesso, di una tecnologia nuova e come anzi contribuisca in misura minore all’inquinamento elettromagnetico in cui viviamo.
Abbiamo analizzato i valori in gioco e le evidenze scientifiche fino ad oggi emerse.
Aggiungiamo che l’ICNIRP, acronimo di International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection, organismo non governativo formalmente riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e formato da esperti scientifici indipendenti, ha fissato nel 1998 le raccomandazioni in materia di emissioni elettromagnetiche che sono ancora vigenti e che sono oggetto di una revisione iniziata nel 2018 (la versione finale dovrebbe comunque ratificare le attuali prescrizioni).
Per le frequenze trasmissive considerate nello studio, ICNIRP considera un valore limite pari a 61 V/m (circa 10 W/m2).
La normativa italiana di riferimento (DPCM 8 luglio 2003, successivamente modificato dal D.L. 179/2012, convertito dalla Legge 17/12/2012 n. 221) applica un ulteriore fattore precauzionale indicando un limite di 6 V/m, pari a circa 0,1 W/m2, quindi 100 volte più basso rispetto alle prescrizioni ICNIRP.
Sottolineando ancora una volta che si sta parlando di radiazioni non ionizzanti, le intensità con le quali i segnali elettromagnetici vengono irradiati sono estremamente basse nella stragrande maggioranza delle situazioni in cui si trova ogni giorno.
L’applicazione ElectroSmart, seppur i risultati da essa prodotti vadano presi con le dovute cautele, presentata nell’articolo 5G pericoloso, tutte bufale o può esserci qualcosa di vero? consente di avere un’idea sulle potenze davvero in gioco e di come, già a breve distanza dalla fonte emissiva, decrescano in maniera significativa. Viene infatti applicata la legge dell’inverso del quadrato, la stessa seguita dalla propagazione della luce, del suono, dalla gravità: 1/d2 dove d è la distanza dalla fonte emissiva.
Paradossalmente, il 5G consente di irradiare il segnale e quindi potenza in maniera selettiva direzionandola solamente dove c’è richiesta e non con un fascio statico come accade con le tecnologie di precedente generazione.
E basti ricordare sempre che “spannometricamente” l’esposizione più elevata non è certo causata dall’antenna della telefonia mobile quanto dall’utilizzo “smodato” dello smartphone quando tenuto per ore e ore all’orecchio in conversazione.
Purtroppo registriamo una crescente corsa all’allarmismo ingiustificato: ne ha dato notizia, di recente, anche il collega Paolo Attivissimo in questo articolo in cui si parla della “bufala” legata al taglio di alberi per facilitare l’irradiazione del segnale 5G.
Asstel, associazione costituita nel 2002 che riunisce 49 imprese attive nel settore delle telecomunicazioni, ha pubblicato un comunicato con cui l’azione intrapresa da un gruppo di parlamentari italiani viene valutata “ingiustificata e intempestiva“. Viene quindi richiesto l’intervento del Governo al fine di avviare “iniziative di divulgazione e informazione scientifica per prevenire allarmismi dannosi“.
L’associazione ricorda in primis che “la fornitura di servizi 5G è autorizzata dal Ministero dello Sviluppo Economico e che la tutela della salute pubblica è assicurata dal rispetto delle norme” vigenti. La richiesta avanzata dai cinque deputati e senatori viene commentata da Asstel come “irrispettosa nei confronti del Parlamento, che ha avviato da mesi un’indagine conoscitiva sulle nuove tecnologie delle telecomunicazioni, nel corso della quale sono stati ascoltati rappresentanti dell’industria, delle istituzioni scientifiche e sanitarie, esperti del mondo dell’ambientalismo e scienziati di chiara fama. Il Presidente di Asstel, insieme ai rappresentanti aziendali e della comunità scientifica hanno ampiamente relazionato la Commissione IX della Camera, Trasporti e Telecomunicazioni, a riguardo di alcuni fatti fondamentali di cui occorre essere consapevoli: le norme che presidiano la tutela della salute sono stabilite da un organismo indipendente riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Unione Europea, nonché dai governi di tutti gli stati europei; gli effetti delle radio-frequenze fino a 300 GHz, incluse quindi anche le frequenze utilizzate dalle reti 5G, sono stati studiati dalla ricerca scientifica internazionale, sono noti e valutati non dannosi entro i limiti stabiliti a livello mondiale ed europeo, in modo non difforme dalla disciplina applicabile ad altri strumenti, anche di impiego domestico, che utilizzano bande di frequenza“.
Il comunicato prosegue rimarcando che i cosiddetti effetti sanitari a lungo termine sono costantemente studiati dagli organismi internazionali e “non hanno segnalato conseguenze patologiche. Si comprende quindi che non c’è alcun fondamento oggettivo alla richiesta di sospensiva dell’esercizio delle reti 5G“.
Da ultimo Asstel rinnova invece la proposta di istituire una Commissione governativa scientifica permanente, come già esiste in altri Paesi europei, con il compito di effettuare il monitoraggio costante degli esiti della ricerca scientifica a livello internazionale.