La Federal Communications Commission (FCC) è un’agenzia governativa statunitense che si occupa di verificare tutti gli usi dello spettro radio. In questi giorni, con una presa di posizione ufficiale, l’ente ha di fatto “sdoganato” il dispiegamento e l’utilizzo delle reti mobili di quinta generazione (5G) non rilevando alcun aspetto problematico in tema di salute e sicurezza dei cittadini.
In questo documento la FCC spiega che continuerà a garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei consumatori durante l’utilizzo delle tecnologie wireless mantenendo gli attuali limiti di esposizione alle radiofrequenze “che sono tra i più rigorosi al mondo“ ma, tra l’altro, decisamente più elevati rispetto ai “paletti” fissati in Italia.
Nel nostro Paese è infatti sempre in vigore una normativa che fissa a 6 V/m il limite massimo del campo elettrico per i segnali irradiati dalle antenne (anche se alcuni operatori desiderano innalzare tale soglia: Wind Tre: l’Italia aumenti i limiti di legge per i campi RF generati dalle antenne della telefonia mobile). Negli Stati Uniti, tale valore limite è fissato a 61 V/m.
Il presidente della FCC, Ajit Pai, tiene a precisare che le reti 5G non sono qualcosa di diverso rispetto agli standard precedenti ed evidenzia che gli standard passati, presenti e futuri devono essere tutti trattati allo stesso modo senza inutili allarmismi.
La Commissione ha aggiunto che i suoi pareri vengono redatti previa consultazione di altre agenzie federali, compreso il team di esperti della Food and Drug Administration. Proprio l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici ha dichiarato che “le prove scientifiche disponibili fino ad oggi non supportano effetti negativi per la salute umana a causa di esposizioni alle radiofrequenze entro i limiti attuali“.
Una decisa presa di posizione è stata assunta anche in Italia, proprio qualche giorno fa, da un gruppo di ricercatori dell’Istituto superiore di sanità (ISS): Uso prolungato dello smartphone ed esposizione a radiofrequenze: le conclusioni dell’ISS.
L’ISS ha confermato che sebbene l’utilizzo dei dispositivi a radiofrequenza sia aumentato esponenzialmente non è stato rilevato alcun incremento del rischio di cancerogenesi in relazione all’uso prolungato (≥ 10 anni). Inoltre, gli studi che hanno rilevato l’insorgenza di alcune patologie tumorali nei ratti (schwannomi cardiaci negli esemplari maschi) si basano sull’utilizzo di livelli di esposizione molto più elevati di quelli rilevabili in ambiente nonché dei limiti stabiliti dalla normativa nazionale. Tali ricerche, quindi, per fisiologia, valori in gioco e tempi di esposizione non possono essere minimamente traslate alle condizioni reali e all’essere umano.
Nell’articolo 5G: cosa cambia nell’utilizzo delle frequenze abbiamo visto quali novità tecniche introducono le reti 5G, in particolare nell’utilizzo dello spettro e delle potenze in gioco.
Come osservato negli articoli 5G: un comune italiano vieta il dispiegamento delle reti di nuova generazione e 5G pericoloso, tutte bufale o può esserci qualcosa di vero?, è secondo noi fondamentale riflettere “sui numeri” reali confrontandoli con l’esistente inquinamento elettromagnetico.
Il dispiegamento delle nuove reti 5G non comporterà un aumentato rischio per la salute dei cittadini tenendo presente che “spannometricamente” l’esposizione più elevata non è certo provocata dall’antenna della telefonia mobile quanto dall’utilizzo “smodato” dello smartphone.