Oggi è una data storica: esattamente 30 anni fa Tim Berners-Lee presentò il concetto di ipertesto partorendo l’idea che avrebbe successivamente portato alla nascita del Web.
Come abbiamo visto nell’articolo Ecco il World Wide Web di 30 anni fa, quando fu inventato da Tim Berners-Lee, la rete Internet esisteva già (essa nacque nel 1983 dal progetto ARPANET, voluto dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti nel 1961 in piena Guerra fredda). Ciò che ancora non era maturo erano i servizi disponibili su tale rete: i protocolli FTP e POP, nelle prime versioni compatibile TCP/IP, furono resi standard nel 1985 anche se le prime implementazioni risalgono al 1971, all’epoca di ARPANET.
Quando Berners-Lee parlò per la prima volta di ipertesti, la rete Internet era utilizzata solamente da organizzazioni di stato USA e da istituzioni accademiche; le comunicazioni erano basate esclusivamente sullo scambio di informazioni testuali (utilizzo di newsgroup, sessioni telnet per lo scambio di messaggi tra utenti,…).
L’informatico britannico, insignito del titolo di cavaliere dalla regina e ritratto in una statua in bronzo esposta alla National Gallery, nel 1989 lavorava presso il CERN di Ginevra dove era arrivato nel 1980 come stagista, all’età di 25 anni.
Nessuno aveva risolto prima il problema legato alla semplice condivisione delle informazioni: il World Wide Web (WWW) parve a Berners-Lee la soluzione vincente per mettere il sapere a fattor comune, per velocizzare la diffusione delle informazioni, per consentire a scienziati e ricercatori di accedere agli studi elaborati dai colleghi.
Berners-Lee aveva però già chiaro che la sua idea avrebbe avuto un impatto vastissimo sulla società: il World Wide Web non avrebbe dovuto essere uno strumento per pochi ma un mezzo di comunicazione nuovo, capace di cambiare radicalmente la società e favorire la ricerca e lo scambio di comunicazioni anche tra i normali cittadini. Un Web per tutti, accessibile da parte di chiunque, senza alcun tipo di limitazione.
Nel suo storico documento “Information Management: A Proposal“, sempre disponibile a questo indirizzo, Berners-Lee avanzò l’ida di adottare uno standard per la veicolazione delle informazioni proprio attraverso l’uso di ipertesti tra loro collegati mediante link.
Qualcuno conoscerà l’etichetta con la scritta “This machine is a server, do not power down” cioè “Questa macchina è un server, non spegnetela” che fu applicata sul primo server web della storia della rete Internet.
Ebbene, quell’avviso fu applicato da Dominique Bertola – collega di Berners-Lee – che una mattina si trovò a dover placare l’ira dell’informatico al suo rientro al CERN. Berners-Lee aveva infatti scoperto che qualcuno, cui evidentemente serviva un cavo di alimentazione, lo aveva preso dal suo server web, a sua insaputa. Con quest’azione l’avventato soggetto la cui identità non è mai venuta a galla, aveva messo offline il primo server web ideato da Berners-Lee usando un sistema NeXT progettato e prodotto dalla società di Steve Jobs.
Bertola ha raccontato di essere intervenuto per dare nuovamente alimentazione al server di Berners-Lee di fatto riattivando il Web. Il ricercatore ha quindi apposto il famoso avviso.
Le osservazioni dello scienziato e informatico britannico condussero successivamente alla definizione del linguaggio di markup HTML, databile 1993, inventato anch’esso da Berners-Lee insieme con il primo vero server web (“httpd”, HyperText Transfer Protocol Daemon).