L’anno che stiamo per porci alle spalle è probabilmente quello che ha fatto registrare la miglior crescita, sinora, nell’ambito delle distribuzioni Linux desktop.
SUSE Linux Enterprise Desktop 10 integra tutte le funzionalità alle quali spesso si guarda in ambito aziendale. Sviluppato condividendo parte del codice con la versione “Enterprise Server”, SLED 10 utilizza “YaST” (acronimo di “Yet Another Setup Tool”) di Novell per l’installazione e la configurazione del sistema operativo e propone Ximian Desktop come interfaccia utente predefinita (sebbene sia prevista anche la possibilità di optare per le più recenti versioni di GNOME e KDE).
Novell ZENworks aiuta invece nelle operazioni di aggiornamento del sistema.
OpenSUSE, versione della distribuzione Linux di Novell rilasciata e mantenuta sotto forma di progetto opensource, si è subito posta tra “i pinguini” più scaricati. OpenSUSE 10.2 è infatti arrivato prima del previsto, nella prima decade di Dicembre, e ciò nonostante l’innumerevole serie di commenti e prese di posizione che si sono susseguite dopo l’accordo tra Novell e Microsoft. Basata sulla versione 2.6.18.2 del kernel Linux, OpenSUSE consente all’utente di optare tra le interfacce desktop KDE 3.5.5 e GNOME 2.16.1. Non appena viene avviata l’installazione della distribuzione Linux del camaleonte, viene proposta per default la creazione di partizioni facenti uso del file system ext3. Si tratta di una rottura, questa, col passato (le distribuzioni SUSE proponevano, in modo prefinito, l’utilizzo di ReiserFS).
La nuova versione guarda agli sviluppatori con l’integrazione di Eclipse 3.2.1, il toolkit GTK 2.10.1 ed una serie di strumenti di programmazione di alto livello. Tra tutti, citiamo Mono 1.1.18, Python 2.5 e PHP 5.2.
Non mancano i software dedicati a tutti coloro che vogliono usare OpenSUSE principalmente come sistema desktop fidando sulle ultime versioni di Firefox, KOffice, OpenOffice, Thunderbird ed Evolution.
OpenSUSE viene distribuito su 5 CD ROM oppure su un unico DVD. La distribuzione può essere anche installata via Internet scaricando un’immagine CD, masterizzandola, quindi lasciando successivamente prelevare i componenti necessari.
A fine Ottobre scorso, Canonical ha presentato Ubuntu 6.10, la versione più recente di una delle più apprezzate ed utilizzate distribuzioni Linux a livello mondiale. Il rilascio interessa sia la versione “desktop” che quella “server”.
Le migliorie riguardano in particolare l’interfaccia utente – resa ulteriormente più chiara ed intuitiva -, l’integrazione di nuove applicazioni desktop, l’ottimizzazione di aspetti collegati con la sicurezza.
Tanto per fare qualche nome, tra le novità ci sono Gnome 2.16, OpenOffice 2.0.4, Firefox 2.0, il client di posta elettronica Evolution 2.8.0, il nuovo software per la gestione delle fotografie digitali F-Spot, un programma per raccogliere appunti denominato Tomboy e il software di messaggistica istantanea multipiattaforma Gaim 2.0.
Tra i miglioramenti di Ubuntu 6.10 si registrano anche un avvio del sistema più rapido e l’introduzione di nuovi temi.
Ubuntu ha una storia molto recente (è una distribuzione Linux nata nel 2004), è basata su Debian e fa della semplicità d’uso l’obiettivo a cui tendere. Il termine Ubuntu si fa derivare da un’espressione africana che si lega con il concetto di “umanità”. La distribuzione, per la gestione dei pacchetti software, si affida ad APT (già noto agli utenti Debian): questo meccanismo permette di installare l’intero prodotto da un unico CD per poi aggiornare successivamente i vari programmi.
L’ultima versione di Ubuntu è prelevabile facendo riferimento a questa pagina.
Di Ubuntu esistono anche altre declinazioni: KUbuntu (viene utilizzato KDE anziché Gnome), XUbuntu (si tratta di una versione più leggera basata sull’ambiente desktp XFCE), Edubuntu (concepito per scopi “educational”).
Particolarmente apprezzata, di derivazione Ubuntu-Debian, è MEPIS, installabile su disco fisso oppure fruibile mediante l’uso di un “LiveCD”.
Sempre per chi ama Debian ma non vuole rinunciare ad un ambiente molto simile a Windows, la soluzione potrebbe essere Xandros messo a punto da una software house che sviluppa distribuzioni Linux particolarmente orientate al mondo business.
Xandros Desktop Professional version 4.0 è stata concepito per operare correttamente in realtà aziendali le cui reti locali siano basate sia su tecnologie Linux che Windows. Xandros sarà immediatamente utilizzabile all’interno di LAN basate su dominio NT, su Active Directory (nome utilizzato da Microsoft per riferirsi alla sua implementazione della sicurezza in una rete distribuita di computer; vengono utilizzati diversi protocolli: i principali sono LDAP, DNS, DHCP e Kerberos) o su NIS (“Network Information Service”) Linux-Unix.
La distribuzione sarà inoltre capace di scrivere (oltre che leggere) dati da partizioni NTFS ed integrarsi con Microsoft Exchange. Il software “Progression Desktop” di Versora permette inoltre agli utenti di Windows di importare impostazioni del sistema operativo Microsoft, dati, documenti e file personali (compresi archivi della posta elettronica, file musicali, foto,…) sulla distribuzione Linux. “CodeWeavers CrossOver Office” consente agli utenti di Xandros di avviare molte famose applicazioni Windows quali Microsoft Office od Intuit Quicken.
La tecnologia “xDMS” (Xandros Desktop Management Server) consentirà all’amministratore di aggiornare, applicare patch ed intervenire comodamente sulle varie installazioni di Xandros all’interno dell’azienda. Per maggiori informazioni, è possibile far riferimento al sito web ufficiale.
Maggiori garanzie in fase di riconoscimento hardware sono invece fornite da Freespire di Linspire, distribuzione completamente opensource, semplice da utilizzare annunciata nel mese di Aprile 2006.
Linux ha fatto passi da gigante anche nel campo dell’interoperabilità. Il “Portland Project” ha avvicinato gli sviluppatori di GNOME a KDE e viceversa come mai era accaduto in precedenza. Un’anteprima era stata fornita ai partecipanti alla “LinuxWorld Conference and Expo” lo scorso Aprile: il cosiddetto “Portland software project” si prefigge come obiettivo primario proprio quello di creare un ponte tra le interfacce Linux GNOME e KDE. In questo modo si cerca di rendere più facile la vita ai programmatori sinora costretti a misurarsi con oggetti completamente differenti per le due interfacce. A sovrintendere allo sviluppo del progetto ci sono OSDL (Open Source Development Labs) e FreeDesktop.org che hanno appena annunciato la disponibilità della prima versione finale di Portland.
Il progetto nasce dalla consapevolezza che Linux è l’unico sistema operativo che non dispone di un’interfaccia unica: le varie distribuzioni solitamente scelgono il supporto dell’una o dell’altra (a volte di entrambe) ma, secondo l’analista Raven Zachary di 451 Group, si tratta di un inutile dispendio di risorse che, tra l’altro, genera confusione tra gli utenti. KDE, ad esempio, per la visualizzazione di menù, pannelli di controllo, pulsanti e così via utilizza una libreria di componenti denominata QT mentre l’equivalente impiegata da GNOME si chiama GTK+. A titolo esemplificativo, la versione Linux di Adobe Acrobat Reader necessita, come requisito essenziale, la presenza dei componenti GTK+.
Per maggiori informazioni su Portland, è possibile far riferimento al sito web ufficiale.